http://www.pupia.tv - Il 18 e 19 luglio, tra Piazza Armerina, Aidone e Assoro (Enna), a conclusione di articolate attività investigative patrimoniali, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta - svolte congiuntamente dai finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Caltanissetta e dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Enna, coadiuvati nelle fasi esecutive dai colleghi della compagnia carabinieri di Piazza Armerina - è stata data esecuzione al decreto di sequestro ai fini di confisca di attività economiche, beni mobili e immobili, assicurazioni e conti correnti postali e bancari, emesso dal Tribunale di Enna, a carico di sei persone, tutte legate alla famiglia Stanzù.
Il provvedimento a carico di Gabriele Giacomo Stanzù - già tratto in arresto il 30 novembre 2011, in virtù di ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Caltanissetta, nell’ambito di procedimento penale per il delitto di omicidio aggravato dal metodo mafioso e quindi condannato in via definitiva alla pena della reclusione di 14 anni previa esclusione dell’aggravante mafioso e dei terzi congiunti elencati, ha interessato il sequestro di 349 ettari di terreno, 8 fabbricati, 10 autovetture e diversi conti correnti postali e bancari, per un valore equivalente superiore a 11 milioni di euro.
Nell’ambito dell’attività investigativa assumevano particolare rilievo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, acquisite tra il giugno 2011 e il maggio 2012, dalle quali emergono qualificati contatti tra Stanzù e l’organizzazione mafiosa denominata cosa nostra ed in particolare con la famiglia di Enna, oltre che con soggetti della malavita gelese ed in particolare Daniele Emmanuello (deceduto in un conflitto a fuoco in occasione della sua cattura nel 2007), almeno a far data dal 1998; tali acquisizioni hanno dimostrato la sussistenza di idonei elementi indiziari strumentali ad un giudizio di pericolosità sociale qualificata ascrivibile allo Stanzù, quale appartenente ad associazione mafiosa di cui all’art. 4 del c.d. Codice Antimafia.
Il Tribunale di Enna – Misure di prevenzione, riunito in camera di consiglio, pienamente concordando con l’impianto accusatorio della Dda nissena, determinava il provvedimento di apprensione materiale dei beni sequestrati e la successiva immissione degli stessi in regime di amministrazione da parte dello Stato. (20.07.17)