Dopo la morte del dissidente Liu Xiaobo, si moltiplicano le richieste di liberazione della moglie Liu Xia, agli arresti domiciliari dal 2010, mentre la Cina respinge le critiche internazionali. A Hong Kong la commemorazione del premio Nobel per la Pace davanti all’ambasciata cinese.
“Credo che in quanto premio Nobel e persona di fama internazionale, avrà un ruolo di incoraggiamento spirituale per i giovani cinesi che lottano per la democrazia”, afferma Lee Cheuk-Yan, ex membro del consiglio legislativo di Hong Kong.
Intransigente la Cina che ha presentato una protesta formale contro Stati Uniti, Francia, Germania e Nazioni Unite per i loro commenti.
“Mi auguro che i Paesi interessati rispettino la sovranità giuridica della Cina e non usino casi individuali per interferire negli affari interni della Cina”, ha commentato Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri cinese.
Pechino aveva rifiutato la richiesta di Xiaobo di potersi curare all’estero. Lo scrittore, morto giovedì a 61 anni per cancro, aveva trascorso più di otto anni in carcere. “Ha una pesante responsabilità nella morte di Xiaobo”, ha commentato il Comitato per il Nobel riferendosi a Pechino che ha definito “blasfemo” il Nobel a quello che considera un detenuto condannato in conformità con le leggi cinesi.
Figura chiave del movimento di Tiananmen, Xiaobo era in carcere per sovversione, dopo aver firmato un manifesto per le riforme politiche in Cina.