La scomparsa di Liu Xiaobo, il dissidente cinese, premio Nobel per la Pace, da tempo malato di cancro, fa discutere. Il governo di Pechino aveva negato la possibilità all’attivista di lasciare il carcere dove si trovava dal 2009 per essere curato all’estero. L’uomo era stato accusato di “incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato”, per aver scritto un documento in difesa della democrazia in Cina.
Saggista e scrittore Xiaobo è stato il primo firmatario di Charta 08, manifesto poltico a cui hanno aderito 330 intellettuali cinesi, con all’interno una serie di riforme per una trasformazione democratica del paese asiatico.
“E’ stato un uomo che nonostante tutto quello che ha sofferto, ha continuato ad abbracciare la politica della pace. Era e continuerà ad essere un’ispirazione per i difensori dei diritti umani in tutto il mondo”, ha dichiarato Elizabeth Throssell dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.
Per Ai Weiwei, l’artista e dissidente cinese, amico di Xiaobo, già dagli anni ’80 prima della protesta di Tienammen, sono ancora molte le persone in Cina che vivono nelle stesse condizioni dell’attivista scomparso.
“La Cina ha mostrato al mondo quanto è brutale questa società” ha detto l’artista cinese, “Credo che la morte di Xiaobo ha chiuso una porta, la porta verso una società civile. Per molti questo evento segna la fine di qualsiasi speranza”.
L’atto di accusa al governo cinese è arrivato anche dal Comitato per il premio Nobel che ha parlato di “responsabilità pesante della Cina” per la morte prematura di Xiaobo.