Decreto "anti-musulmani". Trump attacca: "Giustizia politicizzata"

2017-02-08 5

Donald Trump alza il tiro contro il sistema giudiziario statunitense. Mentre il suo controverso decreto “anti-musulmani” è all’esame di una Corte d’Appello di San Francisco, al montare della pressione il neo-presidente degli Stati Uniti replica parlando di “triste giorno” per il Paese, “di “sicurezza a rischio”, e di giustizia politicizzata.

“Non direi mai che una corte è di parte e quindi non dirò che questa è di parte – ha detto Trump -. Anche perché non è ancora arrivata a una decisione. Le corti sembrano però molto politicizzate. Sarebbe straordinario per il nostro sistema giudiziario, se si limitassero a leggere una sentenza e a fare ciò che è giusto”.

If the U.S. does not win this case as it so obviously should, we can never have the security and safety to which we are entitled. Politics!— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 8 febbraio 2017

“Se gli Stati Uniti non vincono questo caso come dovrebbe logicamente accadere – ha twittato Trump -, non avremo mai la sicurezza e la protezione a cui avremmo diritto. Politica!”

Discriminazione o prerogativa presidenziale? Il dilemma della Corte

La Corte d’appello di San Francisco dovrà stabilire se il decreto in esame sia discriminatorio, in quanto il suo ambito d’applicazione è definito in base a un parametro come la religione, oppure se rientri nelle prerogative legittime del Presidente degli Stati Uniti.

Citando stralci della legge in esame, Trump ha detto che la risposta apparirebbe chiara “anche a un liceale mediocre”: la legge lo autorizzerebbe a sospendere l’entrata nel paese a qualsiasi categoria di persone che possa minacciarne la sicurezza.

A 3-judge federal appeals panel voiced skepticism at the Justice Dept. defense of President Trump’s travel ban https://t.co/UP3F2DA59a— The New York Times (@nytimes) 8 febbraio 2017

Corte Suprema spaccata. Trump verso il primo test

Nel corso della prima udienza, i giudici della Corte d’Appello federale di San Francisco hanno già espresso scetticismo nei confronti del controverso decreto. Comunque finiscano per pronunciarsi, ci sono altissime probabilità che il caso venga poi sottoposto alla Corte Suprema. Dei suoi nove giudici, quattro sono al momento considerati di orientamento più liberale e quattro più conservatore. Di fresca nomina presidenziale, il nono, Neil Gorsuch, è in attesa di conferma dal Senato. Il probabile ricorso alla Corte Suprema si tradurrebbe quindi in un primo vero test “politico” per l’amministrazione Trump.

Il decreto presidenziale al centro del braccio di ferro sospende l’entrata negli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana: Iran, Iraq, Siria, Yemen, Somalia, Libia e Sudan.

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