Donald Trump: le sue misure anti immigrazione bocciate dal mondo (quasi tutto)

2017-01-30 3

Nel mondo sale l’ondata di critiche contro il decreto anti-immigrazione firmato dal presidente americano Donald Trump venerdì scorso.

Il decreto vieta temporaneamente l’ingresso negli Stati uniti ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana: l’ Iran, l’ Iraq , la Libia , la Somalia , il Sudan , la Siria e lo Yemen , l’Arabia Saudita non è nella lista.

Si muovono anche le Nazioni Unite per le quali questa è una cattiva misura, controproducente nella lotta contro il terrorismo.

In Germania, Angela Merkel ha dichiarato:

La necessaria lotta contro il terrorismo non giustifica in nessun modo il sospetto generalizzato contro le persone in funzione della loro religione, in questo caso parliamo di persone di confessione islamica, o in funzione della loro origine. Questa legge per me va contro i principi di aiuto internazionale ai rifugiati e della cooperazione internazionale.

L’Iraq e il Sudan hanno chiesto ufficialmente agli Stati uniti di ritirare il decreto. Lo Yemen ha comunicato il proprio malcontento.

E l’ Organizzazione della cooperazione islamica , che raggruppa 57 stati, ha dichiarato che questo decreto rinforza l’estremismo e il terrorismo.

“Polverone legale senza precedenti”, “perdita di capitale politico” e “disagio” dei Repubblicani in Congresso i termini con cui il corrispondente di euronews a Washington, Stephan Grobe, riassume l’accoglienza riservatagli dagli Stati Uniti.

“Il controverso decreto di Donald Trump sull’immigrazione ha sollevato un polverone legale senza precedenti nella storia recente – dice -. L’opinione pubblica è quasi unanime nel considerarla una ‘mossa da debuttante’. Trump sta perdendo un importante ‘capitale politico’, non affrontando più urgenti questioni legate alla sicurezza, come il fatto che a firmare gli attacchi sono qui terroristi addestrati sul suolo americano e senza alcun legame con l’Oltreoceano”.

“Nel complesso – prosegue il corrispondente di euronews a Washington, Stefan Grobe -, se si guarda agli attacchi di Orlando, San Bernardino e Boston, i responsabili erano tutti americani, o vivevano qui da tempo e venivano da paesi che non sono nemmeno sulla lista di Trump”. “Nel frattempo in Congresso si registra un crescente disagio, se non addirittura irritazione, fra gli stessi Repubblicani – conclude -. Si sentono obbligati a difendere una politica migratoria che non è stata adeguatamente meditata. Non è ancora chiaro, peraltro, se aiuteranno Trump a riparare la situazione o se lasceranno che se la sbrighi da solo. Una cosa è però certa: per Trump, la luna di miele dei primi 100 giorni sembra già finita”.