L’entusiasmo degli europeisti britannici è durato qualche ora. Il governo britannico annuncia che presenterà “a giorni” un disegno di legge per avviare il processo di uscita dall’Unione, dopo il verdetto della Corte suprema di Londra.
I giudici hanno stabilito che l’esecutivo di Theresa May dovrà ottenere il via libera del parlamento per far scattare l’articolo 50 e avviare la Brexit.
“Quando il Regno Unito uscirà dall’Unione europea, alcune leggi decadranno – erano state le parole di David Neuberger, presidente della Corte Suprema – Inoltre, alcuni diritti di cui godono i cittadini britannici cambieranno. Pertanto, il governo non può far scattare l’articolo 50 senza l’autorizzazione del Parlamento”.
Il ministro per la Brexit, David Davis, ha spiegato in aula che la legislazione “semplice” consentirà all’esecutivo di andare avanti “rapidamente” con la sua tabella di marcia, per avviare il processo formale entro la fine di marzo.
“Posso annunciare che a breve introdurremo una normativa che consentirà al governo di andare avanti sull’applicazione dell’articolo 50 – ha detto Davis – che avvierà il processo formale per lasciare l’Unione Europea”.
Si risveglia l’indipendentismo scozzese. Per la first minister Nicola Sturgeon è necessario un secondo referendum sull’indipendenza di Edimburgo.
“Penso che sia importante che la Camera dei Comuni sia coinvolta non solo sull’applicazione dell’articolo 50, ma anche nei termini della trattativa – afferma la Sturgeon – Il primo ministro, la scorsa settimana, ha delineato il cammino verso la più drastica delle Brexit. Non credo che ci sia una maggioranza alla Camera dei Comuni e sono sicura che non ci sia una maggioranza in tutto il Paese”.
Da Bruxelles, il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, avverte Londra: “quando si divorzia, se si vuole restare amici serve un buon accordo per costruire la futura relazione”.