Ad Astana, in Kazakhstan, per la prima volta dall’inizio del conflitto in Siria, regime e ribelli siedono, insieme, al tavolo dei negoziati.
Nessun colloquio diretto nella conferenza organizzata da Russia, Iran e Turchia con quest’ultima che avverte: non si aspetti una soluzione immediata dopo quasi sei anni di conflitto.
Gli ostacoli restano insormontabili: i ribelli chiedono le dimissioni di Bashar al Assad e Damasco definisce “illegittima” la delegazione dell’opposizione.
Una proposta controfirmata dalla Russia prevede la creazione di una commissione trilaterale per il monitoraggio del cessate il fuoco formata da Russia, Turchia e Iran.
“Il tono provocatorio e irriverente della dichiarazione del capo delegazione dei terroristi è un insulto all’attività diplomatica dei partecipanti”, ha detto Bashar Jaafari, l’ambasciatore siriano all’Onu.
Jaafari accusa anche la Turchia di aver sostenuto i “terroristi”.
Il portavoce dei ribelli, Osama Abu Zeid, sostiene, dal canto suo, che gli insorti continueranno a combattere se i negoziati dovessero fallire: “Il successo della Russia nel suo ruolo di garante si misurerà nella capacità di far rispettare il cessate il fuoco ai suoi alleati, il regime e l’Iran”.
Obiettivo dei colloqui di Astana è consolidare il cessate il fuoco ad eccezione delle aree ocupate dall’Isil.
Sei bombardieri Tupolev, decollati dalla Federazione Russa, hanno effettuato un attacco aereo su Deir el-Zor, in mano ai combattenti jihadisti.
Nella città risiedono 93.000 civili, compresi oltre 40.000 bambini che non ricevono regolare assistenza umanitaria da oltre due anni.