A una settimana dal voto di Strasburgo che eleggerà il successore di Martin Schulz alla presidenza del parlamento europeo, i popolari gridano al tradimento. Tradimento da parte di socialdemocratici e liberali, che non avrebbero rispettato un accordo siglato fra i tre gruppi parlamentari nel 2014, quando il Ppe, vincitore delle elezioni, aveva appoggiato un secondo mandato di Schulz a condizione che il gruppo socialista sostenesse a sua volta il candidato popolare nel 2017, un accordo reso pubblico per la prima volta martedì dal capogruppo dei popolari Manfred Weber, che ha commentato: “Mi pare evidente che, in vista del voto di martedì, tutti coloro che non rispettano il partenariato delle forze pro-europee e che non rispettano quest’accordo, tutti questi gruppi sono responsabili dell’influenza che potranno esercitare in seguito le forze anti-europee ed estremiste”.
I socialdemocratici che, in barba all’accordo, non sosterranno Antonio Tajani perché hanno nominato il loro candidato, respingono le accuse al mittente. “Non accetto l’accordo segreto che Manfred Weber sta mostrando al pubblico – ha detto ai nostri microfoni l’eurodeputata Tanja Fajon -. Il parlamento europeo è un’istituzione democratica, abbiamo delle elezioni e il gruppo dei socialisti e democratici ha il suo candidato, che è Gianni Pittella, e siamo uniti nel sostenere la sua candidatura”.
Mentre per l’Alde si è candidato alla presidenza lo stesso Guy Verhofstadt firmatario del documento. Le sue chance come soluzione di compromesso si sono però drasticamente ridotte dopo il fallito accordo con Grillo per il passaggio dei deputati 5stelle al gruppo liberale.