È allarme rosso per l’inquinamento in più di venti città cinesi, e il Ministero dell’Ambiente accusa alcune imprese di non aver rallentato la produzione come prescritto in questi casi.
Il livello rosso d’allerta scatta quando l’indice della qualità dell’aria supera per quattro giorni consecutivi quota 200, o quota 300 per più di due giorni, o quota 500 per 24 ore.
“Lo smog qui dura da… C‘è ogni giorno”, testimonia un venditore di strada, e quando gli viene chiesto quando è iniziato, risponde: “sto qui da otto anni, e non ho quasi mai visto il cielo azzurro”.
Nella provincia di Hebei si registrano polveri sottili, PM 2,5, a 665 microgrammi per metro cubo, più di venti volte il valore limite italiano.
A Handan, uno dei grandi centri di lavorazione dell’acciaio, l’indice d’inquinamento è balzato a 780, largamente oltre tutte le soglie d’allarme rosso. A Pechino erano state imposte restrizioni alla circolazione, ma sono state registrate almeno 85.000 violazioni, e lo stesso vale per il riscaldamento domestico e la produzione.