Giovani coloni bloccano l’entrata dell’insediamento, a nordest di Ramallah. La corte suprema israeliana ne ha richiesto la demolizione entro Natale, perché costruito su terre private palestinesi. Ma le quaranta famiglie che ci vivono rifiutano di lasciarlo.
Hanno annunciato che si opporranno allo sgombero seppure in maniera pacifica: “Credo che fra qualche ora arriveranno in forze per scacciare la comunità, ma noi ci opporremo in modo vigoroso contro lo sradicamento di queste famiglie”, dice un leader della comunità. “È casa nostra, è la culla dell’ebraismo. Siamo tornati a casa e non vogliamo
scusarci per questo”.
“La terra di Israele appartiene al popolo di Israele. Non vogliamo cedere neppure un centimetro di terra d’Israele ora ne mai. Possiamo perdere una battaglia, ma alla fine vinceremo la guerra”, aggiunge un giovane.
Respinta la proposta di mediazione avanzata dal governo israeliano e incentrata sullo spostamento in un altro sito. Intanto la polizia israeliano ha annunciato di aver arrestato un estremista di destra sospettato di aver minacciato di morte il ministro Naftali Bennett.