Un team di ricercatori di Plastic Change ha raccolto una serie di dati nell’Oceano Pacifico per tracciare il percorso dei rifiuti di plastica. Con questa operazione il team dell’organizazzione con base in Danimarca, spera di aumentare la consapevolezza sul problema dell’inquinamento causato dalla plastica negli Oceani. Quest’ultima non é biodegradabile, ma in mare può decomporsi in frammenti più piccoli che gli animali possono ingerire facilmente.
Le microplastiche sono particelle che derivano da grandi oggetti, di dimensioni ridotte a causa dell’effetto del sole e delle onde. Il vento e le correnti marine raccolgono i resti di plastica che confluiscono nei cosidetti vortici marini, per poi essere spinti dalle correnti sia negli oceani che nei mari.
Secondo i ricercatori, la quantità dei frammenti dovrebbe raddoppiare nei prossimi dieci anni, inoltre una parte della plastica continua a ritornare verso la terra, dopo aver percorso migliaia di chilometri in acqua.
La Kamilo Beach, nella costa sudorientale dell’isola delle Hawaii, è una zona molto conosciuta per l’accumulo di resti di plastica. Secondo Megan Lamson, responsabile dell’“Hawaii Wildlife Fund”, organizzazione impegnata nella raccolta dei rifiuti, l’inquinamento da plastica crea dei problemi non solo per la fauna marina ma anche per gli esseri umani.
Gli esperti stimano che oltre 600 specie che soffrono direttamente a causa dell’inquinamento marino e oltre il 90% degli uccelli nel mondo hanno frammenti di plastica nel loro organismo.