Crescita economica, occupazione, aumento di salari e pensioni, investimenti in scuola e sanità. È un mondo decisamente migliore quello promesso da Liviu Dragnea, leader dei socialdemocratici rumeni (Psd) che si sono aggiudicati una netta vittoria alle legislative. Successo che riabilita il partito nonostante le accuse di corruzione che un anno fa avevano costretto alle dimissioni l’allora Premier Victor Ponta.
“Ci tengo ad assicurare ai cittadini rumeni che tutte le promesse riguardanti l’economia contenute nel programma presentato durante la campagna elettorale saranno mantenute dal governo guidato dal Partito Socialdemocratico” ha detto Dragnea in conferenza stampa.
L’Alleanza Democratica Liberale (Alde) dell’ex-Premier Calin Popescu Tariceanu, saldo alleato dei socialdemocratici, farà da spalla al futuro governo contribuendo con il 6% ottenuto alle urne ad una coalizione che avrà oltre la metà dei seggi in Parlamento.
La seconda forza politica del Paese è il Partito Nazional Liberale (Pnl) di Alina Gorghiu che ha ottenuto il 22% delle preferenze.
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Notevole l’exploit della neonata Unione per la Salvezza della Romania (Usr) di Nicusor Dan che incassa il 10% alla sua prima tornata elettorale.
Il Premier in pectore Dragnea ha a suo carico una condanna a due anni con la condizionale per brogli elettorali all’epoca del referendum sull’impeachment del Capo dello Stato Traian Basescu, nel 2012. L’elettorato sembra aver dimenticato o non aver dato peso al curriculum del Premier in pectore, che verrà ora giudicato sull’operato del futuro governo.