Terminato l’incendio, s’infiammano le polemiche in Israele: le autorità hanno autorizzato la popolazione di Haifa e dei villaggi nei pressi di Gerusalemme a tornare alle proprie case, le fiamme sono ormai considerate sotto controllo. Grazie all’aiuto di mezzi aerei e pompieri venuti da Cipro, Italia, Grecia, Croazia, Turchia, Russia, Francia, Stati Uniti.
E anche dai territori palestinesi. Un aiuto naturale, secondo uno dei pompieri intervenuti:
“Non c‘è motivo di guardare alla religione o altro. L’essere umano è sempre uguale per i pompieri, ovunque nel mondo”.
Haifa è sempre stata additata come esempio di convivenza tra Israeliani e Palestinesi. Ora però pare che buona parte degli incendi sia di origine dolosa, il premier israeliano Netanyahu ha detto che vanno considerati terrorismo e il Ministro della Sicurezza Pubblica ha confermato alcuni arresti:
“Finora sono state fermate tredici persone. Un altro sospetto della zona di Abu Tor aveva con sè il materiale per appiccare il fuoco”.
La gran parte dei fermati, si è poi appreso, sono sospettati di aver contribuito ad appiccare le fiamme o incitato a farlo. In gran parte palestinesi, ma c‘è anche un giovane giornalista beduino, per aver pubblicato un messaggio su Facebook. Non era incitamento, spiega ora, ma satira politica, per mettere alla berlina quanti gioivano per l’incendio. Per ora resta in carcere.