L’Isis sta facendo funzionare a pieno regime i plotoni d’esecuzione e nello stesso tempo raduna i civili per usarli come scudi umani, secondo le Nazioni Unite: da una cittadina a sud di Mosul, Hammam al-Alil, i miliziani avrebbero tentato all’alba di trasportare circa 25.000 civili, probabilmente per dislocarli intorno alle zone da proteggere.
E intanto c‘è chi riesce a scappare e racconta:
“Con l’Isis vivevamo male. Eravamo imprigionati, era un inferno. Non c’era cibo, nè acqua, nessun aiuto, niente. Grazie a Dio adesso stiamo meglio”.
Fonti locali riferiscono di civili massacrati per aver tentato di fuggire e l’Onu conferma l’uccisione di 350 abitanti di un villaggio accusati di aver collaborato con il nemico, di una cinquantina di ex soldati i cui corpi sono stati gettati nel fiume e di altrettanti miliziani messi a morte per esser fuggiti dal fronte.
Scappare è difficile, oltre che pericoloso:
“Abbiamo attraversato tre villaggi prima di arrivare qui. Guardate ci sono dei bambini, degli anziani. È terribile, ma possiamo chieder pietà solo a Dio”.
Sono poche centinaia per ora quelli che riescono a fuggire, mentre in città si teme la presenza di un milione e mezzo di persone. Ma si teme ancor più per le decine di migliaia di civili che i miliziani hanno trasferito forzatamente in località sotto il loro controllo.