A 7 giorni dal voto, un nuovo affondo del New York Times contro Donald Trump. Secondo il quotidiano il tycoon avrebbe evitato di dichiarare milioni di dollari ad inizio anni Novanta ricorrendo a strategie di elusione talmente dubbie da sollevare perplessità anche tra i suoi stessi avvocati.
Il candidato repubblicano a sua volta sfrutta la sponda fornitagli dalle rivelazioni di WikiLeaks secondo cui Hillary Clinton avrebbe saputo in anticipo alcune domande nei dibattiti delle primarie.
“Quel che m’interessa è che Hillary Clinton aveva le domande del dibattito, questa è grossa” ha detto Trump. “E nessun media ha pensato di cambiarle le domande? E Clinton ne ha approfittato a lungo prima che venisse fuori la faccenda” ha detto durante un comizio elettorale in Michigan.
Il riferimento è alla vicenda in cui è coinvolta Donna Brazile. La commentatrice politica del partito democratico di Cnn ha annunciato le proprie dimissioni. Decisione che arriva dopo la pubblicazione di un nuovo gruppo di mail di John Podesta, ex-responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton, fatte filtrare da WikiLeaks.
La giornalista aveva inviato le domande che Cnn avrebbe fatto alla candidata democratica nel corso di un dibattito. Le domande, come risulta dalle nuove mail, sono state inviate ai capi della campagna di Clinton il 5 di marzo, il giorno prima del dibattito di Flint, in Michigan, contro Bernie Sanders.
Lo scontro in una campagna elettorale agli sgoccioli ma che non risparmia e anzi raddoppia i colpi bassi continua anche sul ruolo del Direttore dell’Fbi James Comey accusato dai Democratici di favorire Trump soffiando sul fuoco dello scandalo e-mail.
Clinton intanto continua a puntare sull’idea che il suo avversario incarna il volto peggiore dell’America: “Quando nel futuro i vostri figli o i vostri nipoti vi chiederanno che cosa avete fatto quando tutto era in ballo, voglio che possiate rispondere: ho votato per un’America migliore, più giusta, più forte”.
Secondo gli ultimi sondaggi la candidata democratica mantiene un vantaggio sull’avversario repubblicano. Un vantaggio però sempre più esiguo, inferiore a 5 punti percentuali. Complice proprio l’effetto delle nuove rivelazioni sul cosiddetto emailgate.