Diventa sempre più feroce la battaglia per riconquistare Mosul, la seconda città dell’Iraq, roccaforte dell’autoproclamato Stato islamico.
One week into #Mosul operation, all objectives met thus far, and more coalition airstrikes than any other 7-day period of war against #ISIL.— Brett McGurk (@brett_mcgurk) 24 octobre 2016
Da un lato ci sono le forze irachene avanzano verso il centro del distretto di Hamdaniya, a una settimana dall’avvio dell’offensiva, lanciata con l’appoggio degli Stati Uniti, contro gli jihadisti dell’Isil. Uccisi finora almeno 770 miliziani. Distrutte oltre 130 postazioni. Dall’altro ci sono i seguaci del califfo Al Baghdadi che non si arrendono: incendiano pozzi di petrolio e usano i civili come scudi umani sui tetti della case contro i raid aerei. A Qayyara anche gli americani sono stati costretti a indossare le maschere antigas per la nube tossica della fabbrica di zolfo che l’Isil aveva dato alle fiamme. Inoltre, secondo indiscrezioni, gli jihadisti avrebbero disseminato Mosul di ordigni artigianali carichi di sostante chimiche nocive che avrebbero effetti devastanti sia sugli avversari sia sulla popolazione civile.
Il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter, dopo la visita a sorpresa di sabato a Baghdad, si è recato in visita a Erbil, nel Kurdistan iracheno, per fare il punto sul ruolo centrale delle forze curde nella battaglia per Mosul. Il numero uno del Pentagono, incontrando il leader curdo Masoud Barzani, si è congratulato del completo coordinamento tra le forze del governo iracheno e i peshmerga.
Intanto proprio i Peshmerga curdi e i governativi di Baghdad avrebbero fatto sapere di essere ormai a pochi chilometri da Mosul, dopo aver liberato il villaggio cristiano di Bertella, e altre zone. E i civili, in fuga, si preparano per una battaglia finale che sarà lunga e insanguinata.