Gli studenti scendono in strada in Colombia. Almeno quelli che sono rimasti delusi dal risultato del referendum di domenica che ha sancito il rifiuto del trattato di pace con le Farc firmato dal presidente Santos.
Un trattato accettato nelle regioni dove la violenza di un conflitto durato oltre mezzo secolo si è fatta sentire. Respinto però nei grandi centri urbani.
Così una ragazza: “Siamo stanchi di essere associati con un partito. La pace non appartiene a nessuno. Il simbolo è questo silenzio e questa fiamma che rappresenta la speranza che non è morta, e noi vogliamo la pace malgrado tutto”.
Il risultato del referendum ha fatto di nuovo risplendere la stella dell’ex presidente Alvaro Uribe che dopo aver ferocemente combattuto l’accordo ha poi accettato di sedersi al tavolo negoziale per tornare a parlare di pace. Fra i termini che Uribe richiede però, anche un’amnistia per i militari che le Farc hanno combattuto e che, secondo molti analisti, si sarebbero macchiati di crimini contro l’umanità nella guerra contro i guerriglieri. Guerriglieri che, dal canto loro, continuano a ripetere che il rerefendum non ha valore legale e che i termini dovrebbero restare quelli decisi all’Avana e controfirmati a Cartagena.