Passano le ore e il mare continua restituire corpi senza vita dell’ennesima tragedia di migranti: il naufragio avvenuto mercoledì nel Mediterraneo al largo dell’Egitto.
Sono ormai 148 le vittime accertate. A bordo di quel barcone, forse diretto proprio in Italia, c’erano almeno 400 immigrati, in gran parte siriani, sudanesi e somali. Uomini, ma anche donne e tanti bambini. 169 le persone tratte in salvo, alcune sono ricoverate nell’ospedale della cittadina di Rashid. “Ho trovato un ragazzino senza vita che galleggiava in acqua, così l’ho afferrato per la cintura dei pantaloni. Sono riuscito a tenerlo a galla, altrimenti c’era il rischio che il corpo affondasse e non si trovasse più Quel ragazzino non pesava molto, non è stato difficile tenerlo”, ci racconta un giovane sopravvissuto.
“C’erano circa 450-500 passeggeri a bordo, c’era un sovraccarico di persone, la barca ha cominciato ad oscillare alle 2 del mattino e poi si è capovolta completamente, quelli che sapevano nuotare si sono salvati, gli altri sono tutti annegati”. dice un bambino ricoverato. Intanto quattro persone sono finite in manette. L’accusa è di traffico di essere umani e omicidio colposo. I quattro sono tutti membri dell’equipaggio della barca e uno di loro era il proprietario. Ora la Procura ha anche chiesto un mandato di arresto per altre cinque persone coinvolte nel naufragio.
Rabbia, disperazione o rassegnazione. Così le famiglie delle vittime e dei feriti vivono questi giorni di angoscia, ci racconta Mohammed Shaikhibrahim, il nostro corrispondente a Rashid. Intanto non si fermano le operazioni di ricerca e di soccorso mentre il personale degli ospedali delle vicine città costiere lavora ininterrottamente giorno e notte.