Sarebbero 17 le persone che hanno perso la vita negli scontri avvenuti a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, 50 secondo l’opposizione. La polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti che contestavano il presidente Joseph Kabila, al potere dal 2001.
La costituzione proibisce al capo di Stato di ripresentarsi alle presidenziali una volta terminato il suo incarico (che scade il prossimo 20 dicembre) ma Kabila non vuole lasciare la guida del Paese.
L’opposizione esige la convocazione delle elezioni, fissate per il 27 novembre, entro la fine del mandato presidenziale, ma la commissione elettorale ha già fatto sapere che le liste degli aventi diritto al voto non potranno essere formalizzate prima del prossimo luglio.
In molti credono che questa sia soltanto una mossa per permettere a Kabila di restare ancora al potere.
Il governo, dal canto suo, accusa gli oppositori di voler destabilizzare il Paese: “Il governo della Repubblica – ha dichiarato il ministro degli Interni Evariste Boshab – condanna ogni uso della violenza che inciti al disordine nel nostro Paese e vuole creare le condizioni per la restaurazione dell’ordine democratico”.
Joseph Kabila da 16 anni al potere
Il mandato di Joseph Kabila è iniziato il 26 gennaio 2001. Pochi giorni prima suo padre, Laurent-Désiré Kabila, era stato assassinato. L’attuale presidente è stato rieletto per altri due mandati quinquennali (nel 2006 e nel 2011). Nel 2002 concluse l’accordo di pace, firmato al Dialogo inter-congolese di Sun City, in Sudafrica, che pose ufficialmente fine alla seconda guerra del Congo. L’accordo entrò formalmente in vigore soltanto nel giugno del 2003.
La seconda guerra del Congo
Tra il 1998 e il 2003 il Paese visse una delle pagine più sanguinose e violente della storia di tutto il continente africano. Sul proprio territorio il Congo vide affrontarsi otto diversi eserciti
di altrettante nazioni africane, oltre a una trentina di gruppi armati. Secondo l’“International Rescue Committee”:https://www.rescue.org/ le vittime del conflitto, della carestia e delle malattie, furono tra i quattro milioni e i quattro milioni e mezzo.
Francia e USA: occorrono sanzioni
Ora il Paese rischia di precipitare di nuovo nel caos. Francia e Stati Uniti hanno definito la situazione in Congo pericolosa ed estremamente preoccupante e sono pronti a imporre sanzioni contro l’uomo forte di Kinshasa.
Democratic Republic of Congo at a Precipice: Ending Repression and Promoting Democratic Rule https://t.co/KMjVaTmOEv— Human Rights Watch (@hrw) 19 settembre 2016