Sale la tensione tra Ankara e Bruxelles dopo il fallito golpe di metà luglio.
I provvedimenti presi da Ankara contro putchisti e simpatizzanti e l’annuncio di voler reintrodurre la pena di morte, fanno alzare la guardia europea.
In un’intervista rilasciata alla Rai, Erdogan accusa l’Europa di usare due pesi e due misure.
“Quando a Parigi si verificano simili eventi e cinque o sei persone muoiono, tutti si mobilitano e cercano di capire cosa sia successo. C‘è stato un fallito golpe in Turchia, che ha causato 238 martiri, nessuno si è mosso dall’Unione europea.
Vengano pure a vedere il nostro parlamento, vedranno in quale stato si trova, il nostro parlamento è stato bombardato e nessuno si è mosso”.
L’intervista di Lucia Goracci
Se da un lato Bruxelles è obbligata a fare la voce grossa, dall’altro ha bisogno della Turchia e del rispetto dell’accordo sui migranti, concluso a marzo, che ha indebolito il flusso di profughi che fuggono guerra e povertà:
David Miliband, laurista britannico:
“Paesi come la Grecia sono in prima linea a accogliere i migranti, ce ne sono migliaia. bisogna poi prepararsi nel caso altri migranti arrivino nel corso dell’anno o l’anno prossimo”.
Erdogan minaccia di non rispettare i termini dell’accordo di marzo, in cui il governo turco si impegna a accogliere i migranti respinti dall’Europa, in cambio di varie misure avanzate dai 27.
Sigmar Gabriel; vice-cancelliere tedesco:
“L’Europa non dovrebbe mai cedere a nessun ricatto. Dobbiamo considerare che un Paese che è pronto a introdurre la pena di morte sta di fatto prendendo le distanze dall’Europa e qualsiasi negoziato di adesione diventa superfluo”.
Elmar Brok, eurodeputato:
“Bisogna fare un distinguo con la politica interna di Erdogan, a causa della quale l’adesione turca nell’Ue è più che mai lontana.
L’accordo sui migranti, aiuta a combattere i trafficcanti di uomini e a aiutare 3 milioni di profughi siriani, che stanno vivendo in Turchia da tre anni, mandare i loro figli a scuolae assicurare un’assistenza medica. Cosa c‘è di male in tutto questo?”.
Se l’accordo dovesse essere sconfessato da Ankara, l’Europa, con i suoi Paesi della sponda mediterranea si troverebbe a far fronte a una nuova emergenza.
Per questo, Atene chiede un piano B. Nel 2015, la Grecia costituì l’ingresso principale dei profughi che chiedevano asilo.