Prima l’America, intesa come Stati uniti.
Da Washigton, per Donald Trump è il momento del primo vero discorso di politica estera.
Dopo le vittorie nell’ultimo Super tuesday, il miliardario che nessuno voleva al Partito repubblicano vede profilarsi l’investitura e dunque comincia a parlare da candidato in pectore:
La mia politica estera metterà sempre gli interessi del popolo americano e della sicurezza americana sopra a tutto. Questo deve essere il punto di partenza. E questo sarà il fondamento di ogni decisione che prenderò.
Come sempre non usa giri di parole Trump, definendo un disastro l’azione della Casa bianca, ad esempio in Medioriente:
Siamo andati da uno sbaglio all’altro, dall’Iraq, all’Egitto, dalla Libia all’insabbiamento del Presidente Obama in Siria. Ognuna di queste azioni ha contribuito a far precipitare la regione nel caos, dando all’Isil lo spazio per prosperare. Molto male.
Per Trump anche la Nato è ormai superata.
Una serie di picche che, se dirett