Il clima è rovente intorno alla base militare di Bar Lev, nell’ovest di Israele. È iniziato tra le rivendicazioni filoisraeliane dei manifestanti, il processo al militare israeliano che ha freddato con un colpo alla testa un aggressore palestinese mentre giaceva a terra ormai reso inoffensivo.
Il processo stabilirà se l’atto fosse necessario.
Intorno a questa domanda si è divisa l’opinione pubblica israeliana, tra chi impone all’esercito il rispetto di un’etica e coloro che rivendicano una reazione contro gli attacchi palestinesi ormai quotidiani.
C‘è tensione anche nella maggioranza di destra del premier Nethanyahu, che ha definito “l’atto riprovevole” e per questo è stato criticato dai nazionalisti ultraortodossi.
Dopo un quarto di secolo di stallo del processo di pace le violenze palestinesi sono riprese. Da ottobre 2015 si contano 28 morti israeliani e circa 190 vittime palestinesi, di questi ultimi la gran parte è stata uccisa.