http://www.pupia.tv - Patti (Messina) - I poliziotti del commissariato di Patti (Messina), con la collaborazione dei colleghi di Capo d’Orlando, Sant’Agata Militello ed Alcamo (Trapani) r della squadra mobile di Palermo, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal gip Ines Rigoli a carico di 10 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari delitti, tra i quali il fraudolento utilizzo di carte di credito clonate ed il riciclaggio continuato ed in concorso dei proventi del prefato illecito utilizzo, a danno di correntisti di istituti di credito stranieri (mediorientali, cinesi, sudamericani, nordeuropei etc..).
Quattro di loro sono stati condotti in carcere, cinque ristretti ai domiciliari ed una persona sottoposta ad obbligo di dimora nel comune di residenza.
Le misure scaturiscono da complesse indagini svolte dal commissariato di Patti, sotto la direzione del sostituto procuratore Maria Milia, e si articolano attraverso attività tecniche (intercettazioni telefoniche ed ambientali), impegnative analisi di conti e documenti bancari nonché tradizionali servizi di osservazione.
In dettaglio, l’attività investigativa è partita da un episodio di tentata estorsione ad opera di Valenti e Nicoi ai danni di un artigiano di Patti, indotto a versare a Valenti una somma di 2 mila e 500 euro.
Le indagini esperite al riguardo hanno consentito di riscontrare il fatto originario ma anche di svelare palesi indizi di ulteriori vicende criminali in cui i due autori della minaccia apparivano, unitamente ad un elevato numero di altri correi, “assiduamente impegnati in una continuativa e diversificata attività di procacciamento di illeciti profitti” in un contesto internazionale.
I successivi approfondimenti investigativi così avviati, anche attraverso l’ausilio di intercettazioni di utenze telefoniche e conversazioni tra presenti, ha permesso agli investigatori di ricostruire l’esistenza di un’organizzata e strutturata associazione a delinquere dedita ad una raffinatissima e proficua condotta transnazionale di abusivo impiego di carte di credito clonate provenienti da circuiti illegali nonché di riciclaggio dei relativi proventi, “ripuliti” attraverso il ricorso a fittizie operazioni negoziali pagate con dispositivi elettronici in favore di ditte commerciali rientranti nella disponibilità dei sodali ed infine prelevati dai conti correnti, su cui finivano accreditati, grazie alla complice contiguità del funzionario della Banca stessa.
Le carte clonate utilizzate dagli arrestati, materialmente prodotte da Cusimano e Vitellaro, erano per lo più intestate a persone ignare, generalmente residenti in lontanissimi luoghi extracontinentali (con le conseguenti difficoltà di una tempestiva ed efficace denuncia delle pur registrate irregolarità patite).
Il più frequente sistema di illecito utilizzo di esse sperimentato dai criminali è risultato essere l’abusivo impiego sui dispositivi “Point of Sale” (Pos) collegati alle ditte commerciali degli associati, per inscenare fittizi acquisti di beni presso gli esercizi economici degli imprenditori indagati.
Gli importi dei relativi pagamenti, accreditati così sui conti dei falsi venditori, venivano deliberatamente confusi tra i versamenti realmente imputabili alle transazioni commerciali quotidianamente censite dagli esercizi degli stessi. A giustificazione delle transazioni illecite, venivano formati falsi scontrini e finti documenti fiscali. I “soldi sporchi”, così indebitamente accreditati sui conti correnti degli associati e sapientemente nascosti tra gli altri, venivano poi prelevati dai titolari dei conti e divisi tra i sodali secondo quote partecipative all’illecita società ben determinate.
Le indagini dei poliziotti di Patti hanno permesso di acclarare inequivocabilmente che tali prelievi di somme rilevanti, “ripulite” con modalità che avrebbero dovuto sollevare i sospetti degli istituti bancari e le rituali segnalazioni previste dalla vigente normativa antiriciclaggio, nella realtà godevano di una silente corsia privilegiata grazie alla complice e fattiva compiacenza di una funzionaria di banca.
Il lavoro investigativo protrattosi per oltre sei mesi, ha permesso di ricostruire gli estremi di illecite “strisciate” relative a centinaia di carte di credito – in grandissima parte riconducibili a banche extraeuropee – ciascuna per importi normalmente attestati su 2 o 4 mila euro o multipli di essi e per un giro di affari approssimativamente stimabile nell’ordine di mezzo milione di euro. (23.03.16)