http://www.pupia.tv - Prato - Si occultava dietro tre ditte individuali riconducibili ad altrettanti “prestanome” cinesi per importare migliaia di metri lineari di tessuto in contrabbando, per un’evasione dei diritti di confine calcolati in circa 2 milioni di euro.
Il tutto avvalendosi della consulenza di un contabile, di nazionalità italiana, che avrebbe agevolato le condotte criminali decidendone strategie aziendali e modalità di esecuzione.
Ad essere finita al centro di una indagine del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Prato una società di capitali operante nel settore del taglio di tessuti e riconducibile a quattro persone - tre cinesi e un italiano - i quali, sfruttando l’interposizione fittizia delle 3 attività “apri e chiudi” nonché un articolato sistema di emissione ed utilizzo di false fatturazioni, riuscivano ad importare illegalmente dalla Cina e dalla Corea migliaia di metri lineari di tessuto in contrabbando, in parte rinvenuti e sequestrati dalle fiamme gialle all’interno di due capannoni ubicati nelle zone di Tavola e Macrolotto gestiti ufficialmente da tre cittadini, di origine cinese, risultati essere dei prestanome.
Un’indagine avviata a seguito di uno dei tanti controlli eseguiti unitamente all’Usl di Prato per riscontrare la sicurezza dei luoghi di lavoro alla quale ha fatto seguito un’attività di polizia giudiziaria, delegata dalla locale Procura della Repubblica ed una di polizia amministrativa, entrambe concluse in questi giorni con la denuncia di 7 soggetti per il reato di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 2 milioni di euro circa, contrabbando, e fittizia attribuzione a terzi di denaro, beni e altre unità. (15.02.16)