A meno di due mesi dalle elezioni e in un quadro di tensione politico-sociale crescente, 126 sedi del partito filo-curdo Hdp sono state prese d’assalto in tutta la Turchia. Diverse le immagini registrate con i telefoni cellulari della folla scesa per strada, scene simili che si sono ripetute un po’ ovunque: militanti che levano le mani nel gesto che contraddistingue i nazionalisti e le insegne del partito guidato da Selahattin Demirtas, che alle urne aveva scalfito il primato dell’Akp come partito unico al governo, divelte dai muri.
Episodi che si sono verificati contestualmente alla conferma da parte dell’esercito e del Premier Ahmet Davutoglu che 16 militari turchi erano rimasti uccisi nell’attacco ad un convoglio vicino al confine con Iran e Iraq, domenica. Nell’esplosione di alcune mine al passaggio dei blindati dell’esercito di Ankara altri 6 soldati sono rimasti feriti. L’aviazione turca ha risposto con raid aerei contro le postazioni del Pkk nell’area di Daglica, sulle montagn