Disoccupazione, precariato, diritti delle donne, immigrazione…
Non si è risparmiato papa Francesco nel primo dei due giorni in visita a Torino. Prima del bagno di folla in piazza Vittorio, la preghiera davanti alla Sacra Sindone è diventata per lui il momento di ricordare gli emarginati: “La Sindone – ha detto – attira verso il volto e il corpo martoriato di Gesù e nello stesso tempo spinge verso il volto di ogni persona sofferente e ingiustamente perseguitata”.
Un pensiero particolare è andato ai migranti, ai respinti a Ventimiglia: durante l’omelia il pontefice ha recitato la poesia piemontese “Razza nostrana”, che accompagnava chi partiva per il Nuovo Mondo. Come gli antenati dello stesso Bergoglio, partiti da queste terre per l’Argentina.
In mattinata Francesco ha incontrato lavoratori e imprenditori, affermando che bisogna dire no, tra l’altro, a mafia, corruzione, all’“idolatria del denaro” e all’“inequità che genera violenza”.