A prima vista il porto di Zarzis, in Tunisia, non sembra affrontare un’emergenza umanitaria. Eppure i pescatori che vi lavorano sono confrontati quotidianamente con la guerra libica.
“La Libia è a nord-est – dice un marinaio, Chamseddine Bourassine – Ci troviamo a 40-50 km dal confine”.
Uscire in mare per pescare, qui significa portare anche soccorso a migliaia di persone in pericolo di vita.
“Chi ho salvato? Almeno 350-400 persone. Tutti qui intervengono. Nell’ultimo soccorso abbiamo salvato 250 persone a bordo di 4 barche”.
Tra i molti migranti salvati, Chamseddine ha riportato a terra Rachid Merany, un ragazzo di 19 anni scappato dall’inferno somalo. Dalla Libia, a bordo di un’imbarcazione voleva raggiungere l’Europa.
“Ho visto i pescatori quando la barca stava per cominciare ad affondare – racconta Rachid Merany – Ci hanno detto di sederci per evitare che si ribaltasse. Tutti quanti gridavano “Aiutateci, aiuto!”. Pensavo di morire”.
Dall’inizio dell’anno sono alm