Il tribunale di Catania conferma le misure cautelari per due migranti implicati nel naufragio al largo delle coste libiche che il 18 aprile scorso sarebbe costato la vita a circa 800 persone.
Un tunisino e un siriano sono accusati di naufragio colposo, omicidio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma non di rapimento.
Il Procuratore di Catania Giovanni Salvi: “È vero che i migranti si trovavano nelle stive e che erano chiusi alcuni boccaporti. Ma erano stati chiusi per consentire alle altre persone di salire sul ponte perché sono stati tutti ammassati in questa barca. Ma non erano chiusi a chiave come noi avevamo compreso”.
Ali Malek e Mahmud Bikhit, due dei 28 sopravvissuti, sono considerati rispettivamente il comandante e il mozzo del peschereccio affondato nelle acque del Mediterraneo in uno dei peggiori disastri noti negli ultimi anni di ondate migratorie. Uno degli episodi che ha smosso il dibattito europeo sulla gestione della crisi migratoria in corso.