Il 9 ottobre 2012, Malala Yousafzai aveva sfiorato la morte, colpita con un proiettile alla testa da un commando di taleban che voleva punirla per il suo attivismo a favore del diritto allo studio.
Dopo due anni e mezzo, un tribunale pakistano ha condannato dieci uomini per il coinvolgimento in quell’attentato. Per ognuno di loro, la pena è di 25 anni di carcere: l’equivalente dell’ergastolo, in base al diritto locale.
Malala, che oggi ha diciassette anni, è diventata un simbolo della lotta contro l’estremismo. Nel 2013, invitata a parlare davanti all’Assemblea generale dell’Onu, aveva commosso la platea affermando che “non c‘è arma più potente di un libro e di una penna”. “Bastano un insegnante, un libro e una penna – aveva detto – per cambiare il mondo”.
Lo scorso ottobre, Malala ha ricevuto il premio Nobel per la pace insieme all’indiano Kailash Satyarthi.