Kiev. Uno dei tanti campi che ospitano rifugiati provenienti dall’est. Molti di loro sono di Vuhlehirsk, città da tempo controllata dai separatisti. Sono qui ormai da maggio.Altri giungono negli ultimi giorni, dopo essere scappati dall’area di Debaltseve.
Per tutti la fuga precipitosa dal dramma.
Il racconto di Yasha, un ragazzino inevitabilmente già segnato dall’orrore che ha vissuto: “c’erano carri armati ovunque. Papà ha rallentato un attimo e c‘è stata un’esplosione proprio davanti alla macchina. Vedevamo volare frammenti sopra di noi, ma ne siamo usciti vivi. Poi papà ha cominciato ad andare molto forte, perché le esplosioni continuavano dietro di noi”.
Natalia, un’anziana rifugiata è riconoscente perché “ci hanno dato un tetto. Siamo contenti di stare qui. Non saremmo sopravvissuti altrimenti. Non possiamo andare a casa: lì sparano. Sembrava la situazione fosse più calma e invece è precipitata di nuovo. Qui possiamo mangiare. Ci danno del cibo”.
L’emergenza nel Paese sta