Turchia, arresti per la diffusione della "telefonata anti Erdogan"

2015-01-20 2

Ventotto mandati di cattura, di cui 24 eseguiti. Maxiretata in Turchia nell’inchiesta sulle intercettazioni che un anno fa hanno creato un caso, al centro del quale c‘è innanzitutto Recep Tayyip Erdogan. Dell’attuale presidente, allora primo ministro, era stata diffusa, all’inizio del 2014, una conversazione del 17 dicembre 2013 nella quale diceva al figlio Bilal di nascondere ingenti quantità di denaro.

Gli ordini di arresto hanno riguardato, fra l’altro dirigenti o ex-dirigenti di Tib e Tubitak, la direzione delle telecomunicazioni e il consiglio delle ricerche tecniche e scientifiche,

Erdogan aveva definito la telefonata “fabbricata” e si è detto soddisfatto per “l’arresto di questi bugiardi”.

Il procuratore Harun Ceylan, che ha emesso i mandati di arresto, afferma che sarebbero stati intercettati illegalmente anche i telefoni dell’attuale premier Ahmet Davutoglu e del vicepremier Bulent Arinc.

Erdogan ha sempre ritenuto responsabile l’ex alleato Fetullah Gulen, leader del

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