Infreddoliti, affamati, impauriti. Molti si sono lanciati verso i soccorritori. Hanno abbracciato i loro angeli custodi, poi colti dal pianto liberatorio mentre il freddo sferzava la banchina numero undici del porto di Bari. Per lunghe e interminabili ore hanno respirato il fumo acre e denso che si sprigionava dalle stive del traghetto, alle spalle della barriera di fiamme, l’acqua e il vento gelido dei Balcani che soffiava sul mare forza otto.