Non sono passati neanche due anni da quel febbraio 2013 in cui l’eccessiva forza dell’euro faceva litigare i governi del blocco. Ebbene, complici le voci che la Bce si appresterebbe a stampare moneta comprando titoli di Stato, questo lunedì l’euro ha toccato i minimi da ben 9 anni.
Secondo Christian Kahler, analista di DZ Bank, la causa non è però da ricercarsi esclusivamente in territorio ellenico. “I riflettori ora sono sulla Grecia. Ma c‘è da considerare anche il fatto che Francia e Italia non stanno facendo le riforme necessarie e ciò provoca incertezza tra gli investitori”, spiega. “Per questa ragione sempre più denaro sta affluendo dall’Eurozona verso gli Stati Uniti”.
A soli cinque giorni dall’inizio del 2015 l’euro ha già sfiorato una soglia (1,18 sul dollaro) inferiore ai minimi dei quattro anni precedenti. A tutto questo si aggiunge la forza della banconota verde, sostenuta dalla ripresa statunitense e dalle prospettive di rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. Qualcuno sottolinea che la Banca centrale europea potrebbe mettere in pausa i propri progetti almeno fino a marzo, per dare tempo alla tempesta politica ateniese di affievolirsi.
Mentre su una cosa tutti sono d’accordo: un’eventuale uscita della Grecia dall’euro provocherebbe un vero e proprio effetto domino: “La Grecia è davvero rilevante per l’Eurozona, in quanto una sua uscita alimenterebbe timori di ulteriori candidati in dirittura di partenza”, afferma Fidel Helmer di Hauck & Aufhäuser. “Questo, a sua volta, provocherebbe un assalto agli sportelli, i clienti correrebbero in banca per ritirare i propri risparmi”.
Non stupisce che, nel clima di incertezza generale che attanaglia la Borsa greca, a soffrire di più siano proprio gli istituti di credito. Tre delle maggiori banche, National Bank, Piraeus ed Alpha Bank, hanno lasciato sul terreno oltre cinque punti percentuali, zavorrando il listino principale di Atene.