Le festività in Russia sono appena cominciate, con la più sentita il capodanno “civile”, che ha da tempo soppiantato quello ortodosso, e al quale tutti nel Paese affidano i propri auspici per l’anno che verrà.
Parecchio complicato per Mosca, che deve fare i conti con la crisi economica originata dal prezzo del petrolio in caduta e dalla morsa delle sanzioni.
“Qui tutto cambia così spesso. Quindi vorrei stabilità. Vorrei ci fosse più stabilità e meno cambiamenti” commenta una giovane residente della Capitale, intervistata in un centro commerciale.
C‘è chi i suoi desideri a Babbo Natale li ha espressi in musica. La “letterina” di Vasya Oblomov, noto cantautore molto critico verso il potere, recità più o meno così: “dacci un nuovo presidente, un uomo decente. Con francobollo e garanzia, così da poterlo ridar via”.
Non proprio una dichiarazione d’amore nei confronti di Vladimir Putin, che nel suo discorso di fine anno ha glissato sui problemi economici del Paese.
“Dovremmo – dice una studnetessa – essere più ottimisti, nonostante tutto. Perché se non si ride, si può diventare pazzi”.
E i russi, per ora, pensano a festeggiare. Fino al 12 gennaio, data del Capodanno ortodosso, ma le difficoltà dell’economia lasciano un’ombra pesante sull’anno appena cominciato. Il quindicesimo dell’era Putin si annuncia, per il tre volte presidente, come il più difficile.
Il suo successo politico è stato in buona parte costruito su una prosperità economica data soprattutto dall’enorme ricchezza di idrocarburi, che hanno sovente negli ultimi anni avuto prezzi sostenuti. La riconferma nel 2018 potrebbe diventare una sfida non del tutto scontata.