Entra nella seconda e decisiva settimana la conferenza dell’Onu sul clima in Perù. L’unico risultato di rilievo della prima parte è stato l’impegno di 8 Paesi latinoamericani a rimboschire circa venti milioni di ettari di terre distrutte dalla deforestazione, entro il 2020. Un impegno limitato visto che il centro internazionale di agricoltura tropicale fa notare che sono ben 200 milioni gli ettari andati perduti a causa dello sfruttamento.
A Lima l’obiettivo è creare le basi per un accordo sul clima alla conferenza di Parigi che si terrà fra un anno e che dovrebbe sostituire il protocollo di Kyoto. Lo scopo della comunità internazionale è limitare il surriscaldamento a 2 gradi.
Gli attivisti di Greenpeace hanno scelto le linee di Nazca, sito del patrimonio mondiale dell’Umanità, per fare pressione sui Paesi riuniti a Lima.
Wolfgang Sadik, Greenpeace: “Secondo noi queste linee sono un simbolo per il cambiamento climatico. Ciò che qui è accaduto in passato su una scala più piccola succede adesso a livello globale. La civiltà Nazca è scomparsa a causa del cambiamento climatico”.
I venti attivisti di Greenpeace, da sette Paesi diversi, hanno srotolato lettere giganti con il messaggio: “E’ tempo di cambiare, il futuro è rinnovabile”.