Putin attacca l'Occidente: "la Crimea è sacra"

2014-12-04 20

La Crimea è sacra. Parola di Vladimir Putin, che, in quello che è stato definito ‘il discorso della crisi’, più che di fine anno, attacca Stati Uniti ed Europa. Il presidente russo usa la retorica anti-occidentale per
giustificare la sua politica estera e rassicurare che,nonostante i “tempi difficili”, la Russia rimarrà forte.

“C‘è stata la storica riunificazione della Crimea e di Sebastopoli con la Russia – dice il capo del Cremlino – Per il nostro popolo e il nostro paese, questi eventi hanno una particolare importanza, perché quello che vive in Crimea è il nostro popolo, perché il territorio è strategicamente importante e perché proprio lì c‘è la fonte sacra della poliedrica, ma unita nazione russa”.

Sull’Ucraina Putin usa toni di apertura, promettendo sostegno alle riforme di Kiev: “Sono sicuro che il popolo ucraino comprenderà la situazione. Per quanto riguarda l’associazione dell’Ucraina con l’Unione europea non c‘è stato alcun dialogo. Ci hanno semplicemente detto che questo non era affar nostro e, per usare un linguaggio semplice, ci hanno detto di andare a quel paese”, aggiunge.

Per Putin le sanzioni contro la Russia, decise a seguito alla crisi ucraina, sono soltanto un “enorme incentivo per accelerare lo sviluppo” interno.

Il capo del Cremlino non ha apertamente ammesso l’esistenza di una crisi economica, ma ha palato di “tempi difficili” per il Paese: “Riguardo le sanzioni, questa non è solo una reazione nervosa degli Stati Uniti e dei suoi alleati per la nostra posizione in merito al colpo di stato in Ucraina o sulla cosiddetta primavera di Crimea – sostiene – Sono sicuro che, se non ci fosse stata questa crisi, avrebbero inventato qualche altro motivo per contenere il potere crescente della Russia, per influenzare la Russia o utilizzare la Russia nel loro stesso interesse”.

Secondo gli analisti, Putin punta il dito contro i nemici della Russia per non affrontare i problemi del Paese. Non è mancato l’attacco agli Stati Uniti, accusati di cinismo.

“Nonostante la nostra disponibilità senza precedenti a collaborare sulle questioni più difficili, e nonostante noi considerassimo i nostri nemici di ieri come i nostri amici e alleati, non abbiamo mai avuto alcun dubbio che avrebbero avuto il piacere di ridurci a uno scenario di disintegrazione jugoslavo – conclude il presidente russo – Non abbiamo permesso che ciò accadesse, come non lo permettemmo a Hitler. Tutti devono tenere a mente come vanno a finire questo genere di cose”.

Dal salone di San Giorgio del Cremlino, Putin ha parlato anche di lotta al fondamentalismo, ricordando che nel corso delle due guerre cecene molti paesi occidentali criticarono Mosca per la repressione violenta della guerriglia.

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