Nonostante il trasloco nella sua nuova sede la Banca centrale europea non cambia marcia. Il Consiglio direttivo guidato dal governatore Mario Draghi ha reso note le nuove previsioni economiche per la zona euro: l’anno prossimo la crescita si fermerà all’1%, l’inflazione soltanto allo 0,7%.
Però, esaurite le munizioni dei tassi di interesse e in attesa di vedere gli effetti degli stimoli lanciati in estate, per la Bce è ancora presto per pensare a nuove misure.
“Dovesse diventare necessario indirizzare ulteriormente i rischi di un periodo di bassa inflazione troppo prolungato, il Consiglio direttivo rimane unanime nel suo impegno ad utilizzare strumenti aggiuntivi e non convenzionali entro il suo mandato. Questo implicherebbe modificare all’inizio dell’anno prossimo le dimensioni, il ritmo e la composizione delle nostre misure”, ha detto Draghi.
“In risposta alla richiesta del Consiglio direttivo, lo staff della Bce e i rilevanti comitati dell’Eurosistema hanno accelerato la preparazione di ulteriori misure”, ha aggiunto.
Tradotto in parole semplici: aspettiamo di vedere se i prestiti alle banche e l’acquisto di debiti cartolarizzati avranno effetto nel rilanciare il credito.
Senza contare, ha riaffermato Draghi ancora una volta, che anche i governi devono fare la loro parte per la ripresa: “La risposta sono le riforme strutturali affiancate all’allentamento monetario e forse altri futuri stimoli fiscali, lo sappiamo tutti”, commenta Trevor Williams di Lloyds. “Ma le riforme strutturali sono molto difficili da fare. Sul versante monetario, beh, chiaramente Draghi sta utilizzando tutti gli strumenti a disposizione”.
Tutti meno uno, ovvero l’acquisto diretto di titoli di Stato. Un’eventualità che ancora una volta la Bce non esclude, ma che si scontra con la forte opposizione interna della Germania. E su un punto Draghi è stato molto chiaro: per farlo non servirebbe il voto all’unanimità.