Il voto in Moldova è un referendum tra Unione europea e Russia. A Mosca, domenica, migliaia di moldavi hanno atteso ore all’esterno dell’ambasciata per votare. Un’attesa che ha trasformato l’evento in una manifestazione pro-Cremlino. Nel Paese più povero d’Europa, una vittoria dell’elettorato filo-occidentale potrebbe creare una situazione simile a quella ucraina.
“Nessuno è contro l’Unione europea, ma credo che Bruxelles non ci darà nulla di buono e scoppierà una guerra come in Ucraina – sostiene Sofia, cittadina moldova residente in Russia -Sarà la guerra civile, uno contro l’altro. Non abbiamo bisogno di questa guerra”.
La Moldova – la cui popolazione è composta per il 78% da romeni e da un 14% di russi e ucraini – fino a oggi è stata governata da una coalizione di partiti filo-europei. E l’opposizione filo-russa è rappresentata soprattutto dai partiti socialista e comunista.
L’anno scorso il governo di Chisinau ha firmato l’accordo di associazione con l’Unione europea a Vilnius, lo stesso che l’allora presidente ucraino, Viktor Yanukovich, non aveva firmato. Ratificato ai primi di luglio, questo accordo ha fatto arrabbiare Mosca.
E la reazione russa è stata immediata, come accadde con l’Ucraina nell’estate 2013. Sono state bloccate tutte le importazioni di frutta, carne e vino dalla Moldova con il pretesto di violazioni delle norme igienico-sanitarie. Altri prodotti di importazione sono stati supertassati e il paese, che dipende fortemente dal mercato russo, ha avvertito il colpo.
“L’industria del vino è in crisi – spiega Elena Gorelova, vice direttrice del Centro per le Riforme e gli studi strategici della Moldova – Una crisi che ora tocca anche gli impianti di trasformazione alimentare e i distributori di frutta e verdura. Sono tutti settori al collasso e le perdite potranno solo aumentare col passare del tempo”.
La Moldova è indipendente dal 1991. Nel 1994, i moldavi hanno rifiutato, con un referendum, di unirsi alla Romania. Il paese ha praticamente perso il controllo della Transnistria, autoproclamatasi indipendente nel 1990, ma mai riconosciuta a livello internazionale.
Mosca esercita una forte influenza sulla Transnistria che riceve dal Cremlino aiuti finanziari e militari. Il controllo del territorio è gestito da ex agenti del Kgb e questa regione a maggioranza russofona, dal 2006 chiede di unirsi alla Russia.