È un terremoto quello che il governo di Viktor Orbán intende scatenare nel comparto delle vendite al dettaglio ungherese. Bersaglio: le grandi catene straniere, accusate di aver conseguito una posizione di predominio facendo leva sulla propria ricchezza e operando in perdita.
A fianco del prelievo per le ispezioni nei supermercati, già approvato, è arrivata una nuova proposta: una catena con giro d’affari sopra i 163 milioni di euro che presenti conti in rosso per due anni di fila dovrà chiudere bottega.
“Ovviamente le catene al dettaglio ungheresi saranno completamente risparmiate o, comunque, saranno toccate pochissimo”, spiega András Mihálovits, giornalista economico. “Di più, questa situazione crea un’enorme opportunità di mercato per loro. Inoltre è ipotizzabile che alcune delle catene al dettaglio non riterranno desiderabile operare sul mercato ungherese in queste circostanze, semplicemente perché non ne vale la pena, e lasceranno l’Ungheria”.
In effetti, la norma sembra fatta su misura per colpire le compagnie straniere, in quanto le grosse società del Paese (CBA, molto vicina allo stesso Orbán, ma anche Coop e Reál) operano per la maggior parte come unità separate o in franchising. Colpo di grazia, un’altra proposta in discussione: vietare l’apertura dei negozi la domenica, il che danneggerebbe, ancora una volta, i grandi supermercati.
“Abbiamo sentito che le misure porteranno a molti licenziamenti, a salari più bassi, ed è il contrario di quello che vuole il governo, cioè l’espansione della forza-lavoro e quant’altro”, commenta una donna in un uno dei supermercati. “Dovrebbero rimanere aperti, perché la domenica c‘è molta gente che va ancora a fare spese”, aggiunge un altro cliente.
Ben 7 delle principali catene nel Paese sono straniere, tra cui la francese Auchan e la britannica Tesco, terzo di lavoro del Paese. E mentre gli esperti notano l’effetto “circolo vizioso” delle prime due misure combinate tra loro l’olandese SPAR ha già annunciato lo stop degli investimenti.
L’estremo tentativo di frenare la manovra è andato in scena questo mercoledì al ministero dell’Economia: “I leader delle catene al dettaglio non hanno voluto rilasciare commenti, e oggi non abbiamo ricevuto risposte alle nostre domande nemmeno da parte dei ministero dell’Economia nazionale”, spiega la corrispondente di Euronews Andrea Hajagos. “Probabilmente perché nessuno vuole cedere terreno nel negoziato finché le discussioni non saranno finite”.