Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, promette una risposta dura al massacro nella sinagoga di Har Nof. L’obiettivo della sua invettiva è in primo luogo l’Autorità palestinese, accusata di avere la responsabilità morale dell’attentato, il primo in un luogo di culto a Gerusalemme.
“Mi rivolgo a tutti i leader del mondo civilizzato – ha detto – perché voglio vedere il segno di un’indignazione profonda, senza distinguo, contro un atto come questo, contro l’assassinio di israeliani, di ebrei. Non fate distinzioni. Il sangue è sangue”.
Oltre che dall’intera comunità internazionale, l’attacco è stato condannato anche dal
presidente palestinese Mahmoud Abbas.
Dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania, ha detto: “Condanniamo con forza quanto è avvenuto e ribadiamo che gli attacchi contro i civili non sono accettabili, in nessuna circostanza. Contestualmente, vogliamo condannare anche gli attacchi contro luoghi sacri come la Moschea di Al Aqsa”.
Il braccio di ferro intorno alla Spianata dalle Moschee, terzo luogo sacro dell’Islam, sta facendo assumere una nuova dimensione “religiosa” al conflitto con i palestinesi.