Davvero una brutta annata per l’olio d’oliva mediterraneo. A dirlo sono i produttori dei Paesi del Sud Europa che, nel 2014, hanno dovuto affrontare piaghe (almeno per il comparto) di proporzioni bibliche.
Non bastassero le bizzarrìe del tempo – primavera troppo calda, estate troppo fredda e autunno piovoso -, in queste condizioni hanno trovato terreno fertile i parassiti più temuti dall’ulivo, tra cui le mosche olearie.
“La causa – spiega Álvaro Labella Quesada, olivicoltore portoghese – è da ricercarsi nel morso di un insetto che porta allo sviluppo di una larva dentro l’oliva, la quale poi colpisce la polpa, provoca la caduta dell’oliva e un calo nella qualità dell’olio da essa derivante”.
Brutte notizie per il settore europeo, che da solo spreme oltre il 70% della produzione mondiale. A farne le spese saranno anche i consumatori, a fronte un aumento dei prezzi che, in Italia, dovrebbe toccare il 30%. Anche gli uliveti del BelPaese sono stati colpiti da un batterio che accelera il rinsecchimento dell’oliva.
La Spagna, il maggior produttore mondiale, affronta le conseguenze di un lungo periodo di siccità e della scorsa annata, la quale, essendo stata molto positiva, ha prosciugato di energie gran parte degli ulivi del Paese.
“Quello che abbiamo cercato di fare qui è ridurre i margini di profitto che abbiamo oggi”, spiega un imprenditore, Mariano Villanueva. “Abbiamo cercato di mantenere la stessa qualità a più o meno lo stesso prezzo che avevamo prima”.
In aiuto dell’Europa arriverà la Grecia, i cui livelli di produzioni dovrebbero addirittura raddoppiare quest’anno. Ma ciò difficilmente salverà un’annata che gli esperti non esitano a definire “disastrosa”.