Vigilia di elezioni nell’est dell’Ucraina, mentre il cessate il fuoco in vigore da due mesi resta fragile. In lizza ci sono soltanto i partiti separatisti che, con l’elezione di parlamenti e presidenti, intendono legittimare il proprio potere, sette mesi dopo l’autoproclamazione dell’indipendenza delle cosiddette Repubbliche di Donetsk e Luhansk.
Nelle regione sarebbero rimaste circa due milioni di persone, dopo che centinaia di migliaia sono fuggite a causa dei combattimenti tra filo-russi e soldati ucraini. Sono state stampate poco più di tre milioni di schede. Nell’autoproclamata Repubblica di Donetsk è favorito il partito del primo ministro Aleksandr Zakharchenko.
Denis Pushilin, presidente del parlamento: “Se eliminiamo la corruzione e l’influenza degli oligarchi e investiamo le risorse finanziarie nella modernizzazione delle nostre industrie, aumenteremo i fondi per prestazioni sociali e pensioni”.
La Russia, unico Paese pronto a riconoscere le elezioni, ha inviato osservatori, gli unici esterni. Nonostante lo statuto speciale concesso da Kiev al Donbass, qui l’obiettivo è un altro.
“Credo nell’indipendenza della Repubblica Popolare di Donetsk”, dice un insegnante. “Stiamo cercando di fare del nostro meglio per lo svolgimento di queste elezioni. Come potete vedere stiamo preparando questo seggio per dare la possibilità agli elettori di esprimere la propria scelta”.
Sergio Cantone, euronews:
“Queste elezioni con i rumori della guerra sullo sfondo, nonostante il precario cessate il fuoco, sono il segno di una volontà precisa da parte della Repubblica di Donetsk di prendere le distanze, totalmente, dalla volontà politica del governo di Kiev”.