A vederne i baffoni, che gli erano valsi il soprannome di “Big Moustache”, lo si sarebbe potuto scambiare per un mastro birraio. Ma Christophe de Margerie, che pure era erede della dinastia dei Taittinger, agli alcolici aveva preferito il petrolio.
Entrato in Total a 23 anni, in piena crisi petrolifera, qualcuno gli disse: ‘l’azienda non ha futuro’. Oggi, anche grazie agli sforzi di de Margerie, divenuto il numero uno nel 2007, è il quarto gruppo mondiale di gas e petrolio.
“Era davvero un grande amministratore delegato”, ha detto il ministro delle Finanze francese Michel Sapin. “Aveva una grande personalità, senza peli sulla lingua. Una capacità di dire quello che pensava senza timore di far arrabbiare qualsiasi interlocutore. Capi di Stato, numeri uno delle aziende, o leader politici francesi, ai quali sapeva parlare in modo franco”, ha concluso.
Come tutti i grandi petrolieri, ha condotto per anni una sorta di diplomazia pallela, che l’ha visto spesso fare affari con Paesi invisi all’Occidente. Per de Margerie il contatto umano era imprescindibile: impossibile, diceva, chiudere un grosso contratto di esplorazione al telefono. E lui, per trovare l’oro nero, era pronto ad andare in ogni angolo del pianeta.