Continua la battaglia di Kobane. Sulla città siriana cadono le bombe della coalizione anti-Isil, e si continua a combattere casa per casa. Tuttavia, dopo il rifiuto di Ankara di intervenire, per i combattenti kurdi del Pkk una vittoria sui miliziani del califfato appare sempre più difficile.
E gli Usa già lavorano su uno scenario del genere:
“Dobbiamo prepararci alla possibilità che Kobane cada. E dobbiamo prepararci all’eventualità che altre città, altri pezzi di territorio cadano nelle mani dell’Isil, senza riuscire a liberarli per lungo tempo”, dice l’ammiraglio John Kirby, portavoce del Pentagono.
Solo negli ultimi giorni almeno 6000 persone sono scappate da Kobane. Ma una volta entrate in Turchia non hanno trovato nessuna accoglienza, così da continuare per il Nord Iraq.
“Siamo arrivati qua a piedi, superando mille problemi durante il cammino… E’ stato difficile arrivare qua… Abbiamo camminato per tre giorni… Solo Dio sa quanto avremmo voluto restare a casa nostra…”
Nei giorni scorsi l’Onu aveva parlato di Kobane come di una nuova Srebrenica, segnalando la presenza in città di settecento anziani e di almeno 12.000 civili in fuga verso il confine.