Le sanzioni europee sono ‘illegali’ e Mosca è pronta a rispondere con una strategia di lungo termine per proteggere i suoi interessi. Parola del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che sceglie la sede dell’associazione delle aziende europee nel Paese per minacciare l’Unione là dove, secondo lui, fa più male: nel portafogli. Stando a Lavrov, i contribuenti europei potrebbero subire danni per 40 miliardi di euro quest’anno.
“Le relazioni tra Russia e Unione Europea sono arrivate ad un punto in cui dobbiamo prendere una decisione sulla futura direzione della nostra interazione – ha detto Lavrov – ad un punto in cui si dobbiamo rispondere alla domanda se siamo o meno partner strategici o rimaniamo, in ultima analisi, avversari geopolitici”.
Nonostante le minacce è proprio l’economia russa, già in rallentamento prima della crisi ucraina a causa dell’assenza di riforme strutturali, la più danneggiata dal braccio di ferro. Il rublo continua ad aggiornare i minimi storici nei confronti dell’euro e del dollaro a fronte della fuga di capitali dal Paese. Fattore, questo, che spinge l’inflazione insieme all’embargo di Mosca sulla maggioranza dei prodotti agroalimentari stranieri.
‘Se non altro abbiamo ancora il petrolio’, si sarà detto qualcuno. Ed ecco arrivare, anche da questo versante, un colpo sotto la cintola. Complici le dinamiche nel mercato globale del greggio – eccesso di offerta da una parte e indebolimento della domanda dall’altra – i prezzi sono scesi sotto i 90 dollari al barile. Per far quadrare il bilancio russo per il 2015 dovrebbero risalire almeno a 104, dicono gli esperti. In caso contrario il governo dovrà ricorrere ai fondi di riserva.