Palermo - Intascavano soldi bollette, in cella due dipendenti Amap (02.10.14)

2014-10-02 1

http://www.pupia.tv - Palermo - Due dipendenti dell'Amap, la municipalizzata che gestisce il servizio idrico a Palermo, sono stati arrestati per peculato e truffa dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. In manette sono finiti due funzionari, raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palermo. Secondo l'accusa, avrebbero intascato i soldi delle bollette da clienti morosi ed in cinque anni avrebbero intascato circa 910 mila euro, secondo quanto accertato dagli investigatori.

I due sono stati arrestati in seguito alle indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, che hanno consentito di accertare come entrambi avessero intascato i soldi del pagamento delle bollette, manomettendo il sistema informatico di controllo della società allo scopo di non fare emergere i mancati introiti, ad oggi quantificati in circa 800 mila euro. Valore, questo, suscettibile di possibili variazioni in aumento, in relazione alle attività di approfondimento tutt'ora in corso.

L'operazione, denominata "Acqua in bocca", ha preso le mosse da un esposto inviato alla Procura proprio dai vertici Amap, in seguito ad un controllo interno che aveva fatto emergere alcune irregolarità. Le Fiamme Gialle, nel corso delle indagini, hanno eseguito un meticoloso e accurato controllo degli ultimi cinque anni di attività contabile dell'azienda (2009-2013), portando alla luce gravi incongruenze tra gli importi delle bollette emesse per il consumo di acqua ed il denaro effettivamente incassato. Infatti, a fronte di circa un migliaio di fatture, regolarmente emesse nel periodo in esame, per un ammontare complessivo di quasi un milione di euro, l'Amap non aveva incassato neanche un centesimo.

In breve tempo il cerchio si è stretto attorno a un dipendente che, insieme al suo diretto superiore, avrebbe allestito un semplice quanto efficace sistema di truffa che si sarebbe sostanziato nell'accettazione di pagamenti in contanti da parte di alcuni utenti e nella contestuale emissione di quietanze di pagamento rivelatesi del tutto fasulle. Una volta incassato il denaro, i due funzionari infedeli avrebbero proceduto ad alterare i dati nel sistema informatico per occultare ogni traccia della truffa e far risultare come incassato il denaro che, in realtà, sarebbe finito nelle loro tasche.

Tale modus operandi ha, di fatto, consentito di evitare la partenza di raccomandate di mancato pagamento verso i soggetti che avevano consegnato loro il denaro e, per altro verso, di far visualizzare agli utenti che avessero voluto procedere al controllo on line della propria posizione, la conferma dell'estinzione del proprio debito.

Numerosi cittadini e amministratori di condominio hanno utilizzato tale sistema di pagamento poichè permetteva loro di eludere le interminabili code agli sportelli preposti, non sospettando, invece, che le somme di denaro incassate finissero per arricchire i due funzionari.

Nel corso delle indagini, svolte anche tramite intercettazioni telefoniche, è emerso come il dipendente si sarebbe dato da fare, tentando di recuperare i bollettini recanti il timbro dell'Amap per sostituirli con altri riportanti un timbro postale rivelatosi, in seguito, falso ed arrivando a contattare vari utenti, che a lui si erano rivolti, per chiedere loro di non fare il suo nome qualora sentiti dagli investigatori. Tutto ciò, prima che la perquisizione domiciliare consentisse la raccolta di ulteriori prove a suo carico.

Alcuni dirigenti che avevano iniziato a rilevare anomalie nel sistema di pagamento sono stati vittime di alcuni atti intimidatori dallo stile tipicamente mafioso. Alcuni hanno ricevuto una testa di animale scuoiato, altri mazzi di fiori con biglietto di condoglianze o addirittura la visita di dipendenti di agenzie di pompe funebri, i quali, contattati da sedicenti parenti, si presentavano sotto casa dei funzionari perchè convinti di dover organizzare un servizio funebre. Nei confronti dei due arrestati è stato disposto il sequestro preventivo per equivalente di due immobili sino a concorrenza dell'importo complessivo di 141.899,10 euro. Entrambi gli indagati, dopo le perquisizioni avvenute nei primi mesi del 2014, avevano mantenuto il proprio posto di lavoro all'interno dell'Amap, pur in altri incarichi.
(02.10.14)

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