Da quando il regno Unito l’ha restituita all’autorità della Cina, nel 1997, Hong Kong è una regione amministrativa speciale il cui statuto è definito da una Legge fondamentale, equivalente a una Costituzione.
Il principio di “un paese e due sistemi” garantisce ai cittadini di Hong Kong un’ampia autonomia, insieme alla libertà di espressione, di organizzazione politica, di mantenere un sistema giuridico indipendente e di avere una propria valuta.
Tra i maggiori centri finanziari internazionali, Hong Kong ospita anche un porto di importanza centrale per le esportazioni cinesi. Pechino ha promesso di mantenere la Legge fondamentale almeno fino al 2047, cioè per cinquant’anni dopo il trasferimento di sovranità. Gli accordi con Londra prevedono lo sviluppo di un sistema democratico e l’elezione di un capo del governo a suffragio universale diretto nel 2017.
Le autorità cinesi hanno però deciso di cambiare le regole, esigendo che i candidati ottengano un’autorizzazione preventiva. Un criterio che la maggioranza dei cittadini di Hong Kong considera arbitrario e che ha suscitato manifestazioni di protesta in nome della democrazia.
Il dibattito sulla riforma elettorale confezionata a Pechino si infiamma. Prima soltanto gli studenti, poi migliaia di persone affollano il cuore del distretto finanziario, dove hanno sede il Consiglio direttivo e il Consiglio legislativo.
I leader del movimento “Occupy Central with Love and Peace” assicurano che la mobilitazione andrà avanti: “Il futuro del movimento democratico di Hong Kong sarà un tema molto importante, specialmente dopo queste azioni di disobbedienza civile, che, su una scala così vasta, non hanno precedenti nella storia di Hong Kong”, afferma Benny Tai. “Credo – aggiunge – che tutti i cittadini che partecipano a queste iniziative avranno il tempo per rifletterci. Ma di una cosa possiamo essere sicuri: non ci arrenderemo”.
Hong Kong esige la democrazia. Pechino, in reazione, rafforza la censura sui social network. Resta da vedere come il partito unico cinese gestirà questa sfida: la più eclatante dopo quella di Piazza Tienanmen.