Obama sfida l'Isil: doppia strategia per Iraq e Siria

2014-09-25 23

“Il mondo si unisca contro l’Isil”. Barack Obama utilizza il podio dell’Onu per chiedere alla comunità internazionale di formare una coalizione per combattere gli jihadisti. Washington afferma che più di cinquanta paesi hanno offerto il sostegno militare o logistico.

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, davanti a una platea che gli ha riservato pochi applausi, Obama ha detto che l’Isil deve essere distrutto: “L’unico linguaggio compreso da killer come questi è il linguaggio della forza – sostiene il capo della Casa Bianca – Gli Stati Uniti lavoreranno con un’ampia coalizione per smantellare questo network di morte. Non agiremo da soli in questa missione”.

L’11 settembre scorso, una data storica per gli americani, il segretario di Stato, John Kerry, ha ottenuto il sostegno di 10 paesi arabi, dando vita a un’alleanza insolita che non si ripresentava dalla Guerra del Golfo del 1991.

Arabia Saudita, Bahrain, Giordania, Emirati Arabi Uniti e, in misura minore, il Qatar saranno impegnati nei raid in Siria.

Un terreno molto più pericoloso dell’Iraq. Gli Stati Uniti sono intervenuti senza il via libera dell’Onu e il governo siriano non ha chiesto il loro aiuto, a differenza di quello iracheno. Inoltre, Washington non vuole che la situazione vada a beneficio del nemico Assad.

Il grande assente dalla coalizione regionale è l’Iran. L’alleato di Assad, tuttavia, aiuta militarmente le forze curde e aveva già sostenuto, in passato, il governo iracheno.

Per quanto riguarda la Turchia, la posizione di Erdogan è mutata in queste settimane. Ankara, nemica del dittatore siriano, si è detta pronta a un sostegno logistico.

Tra gli alleati occidentali, la Francia è stato il primo paese ad affiancarsi agli Stati Uniti nei raid in Iraq. Londra è pronta a scendere in campo, subito dopo l’ok del parlamento, atteso per questo venerdì. Australia, Belgio e Paesi Bassi hanno già garantito l’appoggio con uomini e mezzi.

L’Europa è impegnata ad armare i Peshmerga. Diversi paesi, tra cui Germania e Italia, hanno garantito la fornitura di armi e la formazione dei combattenti curdi.

Il piano anti-Isil è ormai definito. La campagna in tre fasi per “indebolire e distruggere” le forze jihadiste in Iraq e in Siria durerà almeno tre anni, secondo Washington, che non esclude più un’eventuale operazione via terra.