I combattenti peshmerga e l’esercito iracheno hanno lanciato una contro-offensiva per tentare di riprendere due località controllate dai jihadisti vicino al confine con il Kurdistan.
Jalaoula e Saadiya, un centinaio di chilometri più a nord di Baghdad, sono il nuovo fronte degli scontri che da mesi oppongono le forze curde, ora sostenute dall’Occidente con armi, munizioni, e raid aerei, e i miliziani dello Stato Islamico.
Questi ultimi erano stati vicini alla conquista della diga di Mosul: un obiettivo strategico, dal quale avrebbero potuto minacciare di distruzione l’intera città, ma che oggi è presidiato dai peshmerga.
Intanto, la notizia dell’attacco a una moschea sunnita vicino a Baquba, con un bilancio di una settantina di morti, fa temere nuove ritorsioni contro civili inermi. Tanto più che non è chiaro se gli autori dell’attacco siano miliziani shiiti o gli stessi combattenti dell’IS.
In un tale contesto, non stupisce la corsa all’acquisto di armi che coinvolge anche comuni padri di famiglia. A Erbil, nel Kurdistan iracheno, kalashnikov e fucili d’assalto fabbricati in Cina sono tra le merci più richieste in questo bazaar. Anche se c‘è da dubitare che basterebbero per difendersi dai jihadisti.