Negli ultimi due anni la marijuana ha catalizzato l’attenzione degli investitori d’oltreoceano.
Ancora nel 2012, a causa dell’incertezza nel quadro legislativo statunitense, il settore della cannabis per uso medico impauriva anche i più temerari.
Nonostante i nodi irrisolti (la legge federale tuttora proibisce la vendita, ma è contraddetta da ben 22 giurisdizioni statali) oggi il settore assiste ad un proliferare di attività di finanziamento.
Venture capital, private equity, emissione di obbligazioni, incubatori… Ce n‘è per tutti i gusti. L’ultimo dei problemi, spiegano, è la domanda.
“Soltanto negli ultimi due mesi almeno 100 milioni di dollari freschi sono stati pompati negli incubatori di startup e nei fondi di private equity”, spiega Chris Walsh della rivista Marijuana Business Daily.
“È una dinamica in movimento e crescita – prosegue Walsh – Le barriere agli investimenti in questo settore stanno crollando ovunque”.
“Anni fa il governo statunitense irrompeva nelle aziende di marijuana per uso medico, faceva chiudere bottega e metteva i proprietari dietro le sbarre. Quest’anno la cosa non è mai avvenuta”, conclude.
Secondo ArcView, incubatore di San Francisco, quest’anno il giro di affari si aggirerà intorno ai due miliardi e mezzo di dollari, con il potenziale per raggiungere i 9 miliardi in soli due anni.
Si aggiungano le spinte per la legalizzazione della marijuana per uso ricreativo (percorso per ora intrapreso solo dagli stati del Colorado e di Washington) ed ecco che le proiezioni si impennano.
Certo, permangono molti dubbi: dall’impatto delle presidenziali del 2016 alla diffidenza delle autorità di Borsa nei confronti delle aziende della cannabis.
Ma il 58% degli americani si dice a favore della legalizzazione. Motivo in più, dicono gli investitori, per esplorare questo nuovo Eldorado.